February 29, 2012

Il buio


Chi abita in questa casa?
Il Buio.
Profondo come il cielo di mezzanotte.

Se ne sta rintanato dentro,
come un animale in agguato.
Ha ben chiuso la finestra
perché non entri neppure un raggio di sole.

Eppure è curioso
e si affaccia alla porta,
rettangolo nero spesso come velluto.

Si affaccia e guarda,
muto e avido.
Tutto vorrebbe ingoiare
nella sua oscura gola insaziabile:
il cielo e le nuvole,
la campagna e gli alberi,
tutti i colori del mondo...

Il Buio è immobile
e si nutre di silenzio.
Dentro la casa aspetta.
E quando l’ultimo bagliore del giorno
si spegne oltre l’orizzonte verdazzurro,
vola fuori sulle sue fredde ali,
dilaga sui campi come liquida onda di tenebra,
raggela la notte e sveglia fantasmi di paura.

February 28, 2012

Tavolozza


Fotografia: disegno di luce

Onda, particella, vibrazione, velocità,
nata dalla Grande Esplosione,
sorella dello Spazio e del Tempo,
la Luce,
nel suo viaggio senza fine che divora l’Universo,
è entrata per curiosità in un piccolo tunnel nero
e ha giocato con una lente di vetro trasparente.

In quell’attimo impalpabile,
presa da improvvisa ispirazione,
ha estratto con calma la sua tavolozza,
ha preparato pennelli di varia misura
e ne ha saggiato la consistenza.
Poi, spremendo i colori dai tubetti,
ha provato diverse combinazioni e sfumature.

Ha mescolato azzurro puro con celeste polvere e grigio nuvola
e ha spatolato gli intonaci con un pennello spesso,
aggiungendo un sapiente spruzzo di rosa qua e là.
Miscelando il rosso e l’arancione
ha ottenuto il colore dei mattoni.
Per la porta ha usato diverse gradazioni di bruno e di marrone.
Poi ha intinto il più fine dei pennelli
in un pallido color oro
e ha dipinto con fiamminga precisione
i lunghi steli invernali seccati dal gelo.
Ha steso velature tenui e leggere come piuma di tortora
e infine è passata al nero, tenebra di mezzanotte:
poiché lei stessa ne ha paura,
ne ha usato poco e con prudenza
per evocare l’ombra che abita le connessure fra i mattoni
e che sfugge di sotto la porta,
sgattaiolando come un micio color del buio.

Ha ammirato compiaciuta il suo lavoro
e, appena prima di riprendere il suo viaggio verso l’infinito,
si è fermata per illuminare il suo disegno
con un ultimo tocco di vivido rosa.

February 27, 2012

La cattedrale





Colorato di ocra e di rosso
l’affresco sulla facciata
rappresenta il culto della Sacra Famiglia
e celebra la divina Animalità,
il dono del latte e il rito della Mungitura.

Sotto l’alto soffitto di legno a capriate,
la penombra liturgica delle navate
è percorsa da lunghe lame di luce perlacea
dove danzano minuscoli mondi.

Fra le snelle colonne screziate,
nella celeste luminosità dei vetri biancoazzurri,
là dove il silenzio è più denso
il Nume rurale dei campi e dei boschi
dorme il suo sonno secolare:
è Pan, che più non suona il suo flauto di canne
nell’ora meridiana pervasa di spavento.

Nella vasta pace ariosa del porticato
Fauni dal villoso corpo ferino
sognano ardenti passioni
fra i covoni dorati di lontane estati pagane.

February 26, 2012

Le due porte


Un uomo corre nella notte... perché?

Un lungo brivido corre sulla pelle
e un pensiero fugace mi raggela il cuore.
Una scheggia di sogno affiora all’improvviso
e scompare per sempre... chissà dove...

Il merlo nero canta il suo amore
nel buio freddo che precede l’alba:
note azzurre che parlano di vita
e ispirano malinconia.
Canta da innumerabili millenni.
Canta questa primavera, che è tutte le primavere.

Tutte le mattine apro la mia finestra e guardo il cielo.
Tutte? Quante? Ho aperto, apro, aprirò?
Chi è il soggetto? Cosa significa “io”?
Perché mi sono perduta tante volte?
Io vivo Qui con Te:
insieme abitiamo Questo Tempo... perché?

Ci sono due porte: una per entrare, una per uscire,
una per vivere mille e una volta, una per morire,
una per ricominciare, una per finire.

February 25, 2012

Ruina


Non le era rimasta che la sua Ombra.
Di notte si sentiva sola
e così nelle giornate grigie,
ma quando nel cielo splendeva il sole
l’Ombra le danzava intorno allegra e viva,
ora netta e ben delineata,
ora vaga e frusciante di scuri veli freschi.

Un giorno comparve
un Piccolo Uomo Grigio,
pallido come il Tempo,
incongruo nello splendore del sole.
Al suo avvicinarsi l’Ombra tremò.

Nel silenzio meridiano
egli si chinò sull’Ombra
e piano piano, con cura,
la staccò torno torno dalle fondamenta.

L’Ombra era impalpabile come tela di ragno.
...La ripiegò,
se la fece scivolare in tasca
e lentamente si allontanò.

Della Casa non rimase che polvere,
una nuvola densa e grigia
che vorticò a lungo per l’aria
e infine si confuse con l’erba e con la terra.

February 24, 2012

Il castello




Fra le mura del mio castello,
rosse come il sangue,
ho rinchiuso il mio Amore,
tesoro prezioso,
con chiavistelli e sbarre.

Al mio arco ho, per difenderlo,
sei frecce d’oro puro.

Verità,
perché non lo turbino gelosia e tradimento.
Quotidianità,
perché impari a danzare al ritmo del tempo.
Musica, Poesia e Gioco,
perché non conosca la noia.

L’ultima freccia ha un nome segreto,
sussurrato nel buio caldo
di un abbraccio appassionato.

February 23, 2012

Change of Season


Come un serpente
molte volte ho cambiato pelle.

Ero bianca, prima che lei nascesse,
come una pagina non scritta.
Poi ho illuminato i suoi giochi infantili
con un solare color arancione.

Lei stessa mi ha cambiata in rosso:
il fuoco ardente della sua passione
aveva acceso di fiamme le mie pareti e il suo cuore.
All’improvviso se n’è andata.

Per lunghi anni
umidità e abbandono
hanno disegnato sul mio intonaco
il triste planisfero della solitudine.

Ma un giorno è ritornata,
i riccioli scuri mutati in argento,
e mi ha voluta azzurra...
...azzurra per ricordare
...azzurra per riposare
...azzurra per aspettare.

February 22, 2012

Red Light


Chi sale le scale
troverà immense sale....
...non vi sembra che questi versi
manchino di sale?

Sarebbe come pretendere
di combinare un primo di riso
col riso di un atleta che è arrivato primo!
O affermare che alla corte del re
si va per le corte...
...quale re? doremi?
...queste sono note come note musicali,
non stiamo facendo la nota della spesa!

Però si può dire
che nella lente dell’astronomo
viaggiano lente le stelle.

Ma poi, ve lo immaginate un riccio riccio?
E latte di latte?
Si possono desiderare sete preziose
tanto da averne sete?

Se voi ve ne state sole al sole,
io mi metto in un canto e canto.

Venti venti sono davvero troppi,
ma mi basta una sola rosa rosa:
io ti amo e ti ho preso all’amo!

Del resto mi piace la pesca,
sia quella col nocciolo che quella con l’esca...
...esca, per favore!
Io me ne vado a letto
con il mio libro preferito, letto e riletto.

Il piatto è piatto
e la pianta si pianta
interrando la radice,
che però non è quadrata.
Questo il fattore lo sa,
anche se non è detto che sappia fare le moltiplicazioni.

Se vuoi, puoi scorrere con l’indice
l’indice delle poesie che stanno sul blog.
Le poesie sono fatte di versi
(il che non significa che urlano)
e ogni verso, si sa,
va preso per il suo verso!

February 21, 2012

Sete


Mi piacciono le parole doppie.

Nel sottoscala di solito si trovano cose insolite,
interessanti soprattutto per i robivecchi.
Se ci sono le bottiglie, ci dev’essere anche il cavatappi.
Certo servirebbe un aspirapolvere!

Alcune di queste parole sono utili,
come asciugamano e contachilometri
...o addirittura vitali,
quando è il momento di aprire il paracadute!

Il battipanni e il tagliacarte non rifuggono dalla violenza,
mentre l’attaccapanni e il fermacarte sono di temperamento più posato.
C’è chi si adatta a lavori umili,
come il calzascarpe e il posacenere,
e chi invece aspira a un’alta posizione sociale,
come il portafoglio e il portagioielli.
Il reggicalze e la sottoveste
sono personaggi intriganti...

Mezzogiorno e mezzanotte
spaccano in due la giornata,
come una torta, metà alla panna metà alla cioccolata.
In tema di sapori,
l’agrodolce è esotico,
dolceamaro può essere anche un ricordo,
ma a colazione vi consiglio caffelatte o lattemiele.

Lo spazzacamino sale, l’apripista scende,
il saltimbanco va su e giù
ma non c’entra con il saliscendi.

Il giardino delle parole doppie è sempreverde
e multicolore come l’arcobaleno:
fra il biancospino e il melograno
intrecciano voli il pettirosso e il codirosso
...e non dimentichiamo il pigliamosche e il culbianco!

L’orizzonte laggiù è blu oltremare.
Sul frangiflutti l’onda verdazzurra
si fa schiuma color madreperla,
e infida cova la minaccia ...attenti ai pescecani!

In tutto questo gran parapiglia,
la parola che più di tutte amo
è dormiveglia:
lì, in un limbo di dolce penombra,
si cullano le idee e i ricordi, le immagini e i pensieri...
dondolano, come il pendolo di un orologio, e scivolano
...di là, e diventano sogni,
...di qua, e diventano poesia.

February 20, 2012

Murat, whoever you were



Una tomba solitaria
e un nome insolito:
è quello che resta di una vita
insolita, solitaria, forse vagabonda
...o forse no.
Qualche fiore di plastica scolorito
e un lungo sguardo in bianco e nero.
Il suo tempo si è sciolto
in un incomprensibile numero.

February 19, 2012

Seggiole


C’è chi ha abitato qui e se n’è andato.
E c’è chi è rimasto per sempre.

Ci sono i nonni, tutti e due,
proprio identici ai quadri appesi ai lati del camino.
Lui, coi baffoni ottocenteschi,
se ne sta comodo sulla sua seggiola preferita,
il cannello della pipa fra le dita.
Lei, pettinata con la crocchia,
seduta davanti alla finestra,
cuce con abili mani.
C’è la zia giovane
e il nipote adolescente
che la spagnola si è portati via:
sul tavolo dispongono le carte
di un’interminabile partita.
C’è il giovane robusto,
che in guerra è stato colpito a morte
dentro una trincea fra rocce e ghiaccio,
e di lassù ha voluto tornare nella vasta pianura,
nella sua casa,
e non si stanca di percorrerla tutta, stanza per stanza.
C’è la mamma
che gioca col suo bambino appena nato
e lo culla, lieta che il tempo si sia fermato.
E sul divano, beatamente addormentato,
c’è il grosso gatto arancione acciambellato.

E tutto intorno è bello e colorato,
e lindo e lustro
e arde il fuoco
e c’è profumo di pane appena sfornato,
e una voce che canta
e una risata contenta...

February 18, 2012

Le dodici lune


Dodici finestre ha la mia casa.
Dalla prima entra il canto del gallo
che infrange il buio in mille schegge di vetro blu.
La finestra dell’alba è pallida come perla,
ma quella dell’aurora riluce di liquida ambra.
La quarta finestra profuma di latte e biscotti,
la quinta risplende dell’oro del mattino.
Attraverso la sesta finestra cercan rifugio le ombre
spaventate nel panico dell’ora meridiana.
La finestra del sole calante sveglia un’iridescente via lattea di pulviscolo,
dall’ottava fluisce tranquilla la luce del pomeriggio.
La finestra del tramonto è preziosa di rubino e ametista,
la finestra dell’imbrunire pullula di falene.
Ed ecco la finestra del sonno, da dove i sogni fluttuano via
come fantasmi inconsistenti
e, ultima, la finestra di mezzanotte,
dove la luminosa pastorella
conduce al pascolo i suoi sette gelidi buoi
in un nero prato dai fiori splendenti.

February 17, 2012

Rebirth


Sono neve.

Ero spuma marina nella risacca.
Ero perla di rugiada,
chicco di grandine,
pioggia scrosciante.

In cielo
ho steso veli immacolati
vagabondi e mutevoli come pensieri;
ho eretto formidabili bastioni rimbombanti,
lampeggianti di azzurra elettricità.

Ero oceano primordiale,
abisso color di viola su cui volò il canto delle Sirene,
ero calda acqua termale,
fontana chioccolante,
spruzzo di leviatano.

Ero pozzanghera fangosa,
frescura di oasi,
sorgente che sprizza dalla roccia,
fiume maestoso,
impetuoso torrente,
cascata tumultuosa.
Ero il delta e la marea,
laguna e palude.

Ero arcobaleno di sette colori,
grigia nebbia d’autunno,
bruma mattutina.

Ho appannato il vetro
e disegnato arabeschi scintillanti su ragnatele e rami.

Ero il ghiacciaio sul tetto del mondo,
ero il piccolo cubo che fonde nella bibita frizzante.

Sono uscita sbuffando da sotto il coperchio,
ho ammorbidito l’impasto
e travolto la diga.

Tsunami devastante,
onda di piena,
valanga,
liquida distesa impassibile negli occhi del naufrago.

Espulsa e risucchiata,
ho risalito lunghe vene vegetali,
ho gocciolato nel buio ipogeo
creando fantastiche sculture.

Fra le cellule del tuo corpo ero linfa, ero plasma.
Ero bacio appassionato,
mare perlaceo di esistenze possibili,
liquida culla prenatale.

Ero il sudore sulla tua pelle
e la lacrima...
Nel gelo d’inverno
sono uscita dalla tua bocca calda,
trasformando parole d’amore
in una buffa nuvoletta candida.

February 16, 2012

Casa cantoniera




Splende il sole
di una lunga giornata di sogno.
Da lontano la vedo,
aggrappata al ciglio della strada:
è rossa e scura
come un grumo di sangue rappreso nella neve.
È aperta ai quattro venti,
poiché ben chiuse sono le finestre
e le porte sono sigillate con calce e mattoni.
Cerco dentro
una tana calda, un rifugio sicuro.
I muri verdi cantano sgretolandosi
e il respiro dell’inverno è gelido
e brucia.
Salgo a precipizio la lunga scala
che scende nell’abisso di tegole rosse.
Nel silenzio che gocciola malinconia
i miei passi affondano
nei bianchi gradini cedevoli
che si sciolgono in acqua.

February 14, 2012

Trespass


Oltrepassando confini proibiti,
folletto verde dal volo ondeggiante,
seguirò la lunga risata sussultante
che assomiglia al pianto.

February 13, 2012

Out to Lunch!


Questa non è una casa...

È il sogno del grande abete
che le è cresciuto accanto
e attraverso le radici
ne ha assorbito dalle fondamenta
i lunghi ricordi.

Il grande abete è il sogno di una stella
che tutte le notti passa di qui
e invidia l'albero:
vorrebbe anche lei mettere radici,
in questo immenso Spazio
che si espande all’infinito...

La stella, a sua volta, è il sogno di un astronomo:
tanto a lungo l’ha osservata
nella lente del suo telescopio
che la stella gli è entrata nella mente...

D’altra parte l’astronomo è il sogno di un bimbo
a cui è stata rivolta la fatidica domanda:
cosa vuoi fare da grande?

E il bimbo è il sogno di una bambola
che vorrebbe sorridere
e piangere
e sapere cosa si prova quando si ama col cuore...

E la casa, l’abete, la stella,
l’astronomo, il bimbo, la bambola,
il riso, il pianto e l’amore
sono il sogno di uno specchio,
che è assolutamente solo
e, per farsi compagnia,
si è inventato un universo
e lo contempla
convinto di vedere se stesso.

February 12, 2012

La piccionaia


Nel muro si apre un rettangolo,
nero di buio per te che guardi da fuori,
chiaro di luce per me che sono dentro.

È un invito irresistibile.
Di lì spiccherò il volo
sulle mie ali forti
color d’argento e di peltro.
La luce farà risplendere
sul mio collo teso
vividi riflessi cangianti
di smeraldo e di ametista.

Sentirò il fruscio assordante
dell’aria che mi sostiene:
il mio corpo piumato
si muove sicuro
nel trasparente fluido atmosferico.
Lassù una distesa di tetti rossi,
laggiù nuvole bianche e cielo blu.

E quando all’imbrunire
reclinerò il capo sotto l’ala
troverò nel buio primordiale del sonno
freddi ricordi di scaglie
e striscianti sogni rettiliani.

February 11, 2012

Via dell’Apicultore


Per tre lunghi mesi
abbiamo fotografato l’inverno.
Abbiamo respirato aria
che sapeva di freddo e di nebbia
e maneggiato obiettivi con dita intirizzite.
Abbiamo camminato
ascoltando lo scricchiolio del ghiaccio
e il tonfo sordo della neve
che si compatta sotto le suole.
Abbiamo tracciato un percorso
fra i bar lungo le strade,
le trattorie vecchio-stile sopravvissute nella vasta pianura,
i forni di paese.
Un caffè caldo,
un bicchiere di vino,
una focaccia fragrante
...e via di nuovo,
armati di cavalletto e appesantiti dagli zaini,
per i sentieri nascosti di una geografia perduta,
ricamata di gelida brina.

Adesso, però, sotto la crosta di neve ghiacciata
scorre un fremito impercettibile,
un brivido, un formicolio...
La terra dorme il sonno leggero
che precede l’alba
e si agita inquieta
sotto la pesante coperta invernale.
Sogna
e il suo sogno è oro di sole fra le ciglia.
Sospira
e il suo sospiro è sfarfallio di petali.
Tremano le sue delicate palpebre
gonfie di rosee gemme.
Sbadiglia
nella voce innamorata degli uccelli
e si stiracchia languida
nei loro rapidi voli
che già profumano d’amore.

February 10, 2012

La freccia





I

La vasta pianura scintillante di neve
è come un grande foglio bianco:
la mano di un bimbo ha disegnato la casa
e l’ha colorata con i pastelli,
rosa carico e celeste cielo.

La porta oppone un po’ di resistenza.
Ecco, si è aperta!
Doveva essere bello abitare qui!
Tracce di azzurro alle pareti
fanno pensare a una stanza allegra.
Le sbarre della finestra creano un bel motivo di riquadri
che il sole riproduce obliquo sul pavimento.
C’è un bel camino:
s’immaginano lingue arancioni
e faville splendenti come lucciole
che s’involano su per la cappa,
e gli schiocchi del legno che brucia.
C’è calore
e nell’aria aleggia qualcosa che somiglia a un sorriso...

II

Il rovo e l’ortica avvolgono i muri
nel loro ruvido abbraccio pungente.
La porta cigola ...ecco ...si è aperta...
Nel buio si intravedono sagome scure:
mobili, oggetti, suppellettili
stretti gli uni agli altri
gelosi del segreto di un’intimità perduta.
Non mi vogliono, sono ostili,
come il soffio gelido che mi respinge.
Il silenzio è denso di voci che tacciono da lungo tempo.
Non oso oltrepassare la soglia.

February 09, 2012

Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros)



Disegnato col carbone e l’ocra rossa,
impreziosito dalla porpora fenicia
che rende il suo nome degno di un principe,
evoca il buio e il calore,
la nube temporalesca e la luce vivida del lampo.

Color di cenere, color di brace,
fumo e fiamme arancioni,
fuliggine e incandescenza di faville,
è un piccolo scrigno piumato
dove pulsa e respira la vita.

Esiste
appoggiato a una tegola ricurva,
per un attimo che fugge e si dilegua nell’aria di ghiaccio.

February 08, 2012

Home on the Range



Nostos

Nel silenzio intatto dell’ora del gallo,
ho sellato il mio cavallo pallido come l’alba.
Per molti giorni ha galoppato verso il mattino.
Insieme al vento
il suo nitrito ha percorso la steppa infinita...
ed ecco il Grande Muro possente,
la Città di Giada,
e il Mare delle Perle...
È tempo di tornare!

Luminoso come oro è il mantello del mio destriero.
A briglia sciolta ha percorso terre infuocate,
fin dove le dune vagano erranti
e l’aria trema di miraggi.
Ha bevuto la frescura dell’oasi
e là, sotto le palme frastagliate,
una parola sola ho sussurrato al suo orecchio vibrante: torniamo...

La sua criniera fluttua e getta bagliori di rame
rossi come il tramonto.
Per monti e per valli abbiam viaggiato
finché il Grande Oceano con le sue lunghe onde azzurre
ci ha fermati.
Le froge han respirato odore di salsedine,
gli zoccoli scalpitanti
hanno impresso sul bagnasciuga un arco
che la spuma del mare ha cancellato.
A casa!...

La mia cavalcatura è nera
come il cielo di mezzanotte,
in fronte brilla una candida stella.
Proprio là voglio andare,
dove allo Zenit risplende la Stella Polare!
Spettri di ghiaccio,
bianchi fantasmi di neve,
aurore boreali: nulla ci fermerà!
...ma il mio cavallo è stanco
e vuol tornare...

February 07, 2012

Silent Eyes


Sacralità

Nella penombra della stalla,
fra basse colonne da cripta,
sotto il soffitto a botte,
nel silenzio profondo sciabolato da oblique lame di luce,
parla una Divinità antica.
Parla parole primordiali.
La sua voce è fiato caldo di bestia,
sa di terra
e fa tremare le viscere.

È la Dea paleolitica,
la Madre dai pesanti fianchi fertili,
la Venere steatopigia che insegna l’amore
dentro al cerchio degli Uomini.
Dal suo ombelico profondo come il mare
ha origine la Vita multiforme.
Nel suo grembo scuro la Morte cova i suoi segreti.

Dea cornuta come l’astro della notte.
Regina del Ciclo e della Sacra Spirale.
Dea azzurra di acqua e plenilunio.
Specchio e labirinto.
Dea bianca di nascita e morte.
Con occhi veggenti di Parca
scruta il Tempo nelle profondità del bacile.
Il suo tocco fa scorrere brividi sulla pelle.

È un’avvenente giovinetta, provocante di orgogliosa verginità.
È una femmina gravida dal ventre gonfio di vita:
i suoi seni stillano nutrimento.
È una vecchia che ha in mano una curva lama tagliente.

È la Dea degli antichi pagi, a lei si offrono fiori e latte.
È il sangue che pulsa nella frenesia della danza rituale.
Vuole il Sacrificio.
La sua vista è insopportabile: è magnifica e terribile.
È la rosa, è la spina che trafigge e uccide.
Il suo alito è il respiro della Natura.
Conosce la strada che porta alla Soglia.
Suscita panico. Emana spavento.

È la Dea che ancora abita
i tabernacoli scrostati e cadenti,
dimenticati lungo le vecchie strade di campagna,
e i piccoli oratori
dove fra pulviscolo e ombre si annida il Passato.
È la Dea del fermento e della germinazione, del grano e del pane.
È crescita e decomposizione.
Sussurra segreti.
Dice che ci son cose che si perdono con dolore.
Dice che ci son cose che si lasciano andare con rassegnazione.

February 06, 2012

Il racconto d’inverno






Ancora una volta il suo tempo stava per finire.
L’Inverno dalla lunga barba candida
sorrise alla giovane vestita di verde e di azzurro.
Era giunto il momento di cederle il Regno.

Un obliquo raggio di sole
fece splendere lacrime di gelo
negli occhi del vecchio.
Era sempre difficile lasciare lo scettro di ghiaccio,
il sontuoso manto di neve
e la corona incrostata di gioielli di brina.

Lei tendeva tenere dita rosee di gemme
e profumava di erba nuova.
Tutto gocciava
e scintillava
e s’inteneriva...

Anche il piccolo cuore freddo della Casa
vuoto e abbandonato
sepolto sotto la cenere dei ricordi passati
sentì un fremito di dolcezza
fuggevole come un battito di ciglia.
Ma la vita era un’avventura già vissuta
troppo mutevole, troppo instabile.
E scivolò per sempre
nell’eterno.

February 05, 2012

La Porta del Paradiso



La Strada parte proprio dalla soglia di Casa.
Devi solo aprire la Porta, fare un passo avanti... e sei già in Cammino!
La Strada ti porta, lei sa dove!
Ad ogni biforcazione tu credi di scegliere.
Ti sbagli: è la Strada che decide!
Il percorso è spesso monotono,
ma poi, all’improvviso,
ti trovi in un posto imprevedibile
e ti chiedi come hai fatto ad arrivarci...
A volte avanzi così lentamente
che ti sembra di non muoverti nemmeno!
A volte invece procedi a grandi balzi
come se volassi!
E ogni tanto ti chiedi se hai poi chiuso la Porta...
È passato tanto tempo da quando sei partito
...o solo pochi minuti?
E adesso che sei stanco
ti viene il dubbio di aver girato in tondo...
E non ti sbagli!
Eccola lì, la Porta di Casa!

February 04, 2012

Sleeping Bees





La dodicesima notte

Quella notte sognò di essere un fiocco di neve.
Provava una stupenda sensazione di leggerezza.
Volteggiando si appoggiò delicatamente su un davanzale
...e avvertì uno strano struggimento...

La seconda notte si avventurò nel sogno pieno di aspettative.
Ma non riusciva proprio a muoversi!
Qualcosa di tenace e di profondo
lo teneva radicato alla terra.
Sperimentava per la prima volta
un formicolio verde
che lo percorreva tutto, dal basso verso l’alto
...poi ci fu uno strappo violento...

Per la terza volta il sogno lo avvolse.
Avanzava su molte zampette:
davanti e dietro una fila interminabile
di individui identici a lui
che procedevano trasportando pesi
e seguendo un percorso che lui, chissà perché, conosceva benissimo
...all’improvviso il peso si fece schiacciante...

La quarta notte il sonno gli portò in dono
piccole ali trasparenti e un robusto corpicino nero e giallo.
L’esperienza del volo era esaltante
e che colori! ...e quanto dolce il cuore dei fiori!
Il vento profumato gli sussurrò:
“È breve il tuo tempo! Goditi la v...”
...non riuscì a sentire l’ultima parola...

E venne la quinta notte,
ma era così inquieto
che non riuscì a prender sonno.

Anche la sesta notte fu agitata:
si addormentò a fatica
e non sognò...

La notte dopo, però, gli regalò un sogno bellissimo
...ma la luce del giorno in un attimo lo cancellò,
lasciandogli solo un ricordo vago
di stupore e di piacere intenso.

L’ottava notte sprofondò in un mondo liquido
dove tutto ondeggiava intorno a lui
in un acqueo silenzio di mute trasparenze.

...E la nona sognò di sognare
...e non seppe mai cosa...

La notte successiva gli sembrava di stare accoccolato
davanti a rosse lingue di calore,
in una vecchia e buona casa risuonante di voci.
Mani affettuose lo accarezzavano.
Ma i suoi occhi preveggenti
penetrarono la tenebra del tempo a venire
e videro abbandono e desolazione...
Volle svegliarsi!

L’undicesima notte sognò di pensare:
parole zampillavano dentro di lui
e svegliavano il mondo con il loro suono immaginario...
...casa...gatto...calore...amore...
...vita...paura...tempo...
Di molte non capiva il significato.

La dodicesima notte sognò il Buio
ed era così dolce e consolante
che non volle riaprire gli occhi mai più.

February 03, 2012

I Only Have Eyes For You



Ero immersa in un buio colorato
fatto di fruscii leggeri
che profumava d’attesa.

Ricordo bene il tocco morbido delle piccole mani
che mi han portata alla luce
e lo stupore e la meraviglia
in quei grandi occhi di bimba
dove ho visto rispecchiarsi la mia bellezza.

Lunghi giorni beati!
Fra i libri illustrati, l’orsacchiotto e la trottola
io ero Regina!
Giorni lunghi e felici
di coccole e baci,
di segreti sussurrati e fiori fra i capelli.

Lunghi, lunghi giorni...
La trottola arrugginita geme
vicino all’orso dimenticato.
I libri illustrati han perso i colori.
La nostalgia è grigia
e la polvere ha l’odore dell’oblio.

February 02, 2012

Up bow



Archi

Il temporale di passaggio ha lasciato in dono
un perfetto arcobaleno.
Chissà dove comincia. Chissà dove finisce.

...e chissà cosa significa archimandrita...
forse ha a che fare con l’archibugio?

Forti mani paleolitiche
hanno costruito l’arco flessibile
per scagliare la freccia letale
nel cuore pulsante della preda.

...ma l’Arcano c'entra con l’Archetipo?

I piedi di mille e mille legionari
calzati di cuoio robusto
marciano rimbombando sotto l’arco trionfale.

Dopo esser passata sopra le innumerevoli arcate dell’acquedotto,
l’acqua scorre spumeggiante sotto le arcate del ponte.

...forse Archimede era un arconte?

Fra dense nuvole d’incenso,
s’inarcano
nella mistica penombra del canto Gregoriano,
archi a tutto sesto e a sesto ribassato,
a sesto acuto e rampanti, nella luce variegata di gotiche vetrate.

Archi a ferro di cavallo
s’incurvano
fra le colonne multicolori della moschea
e nel chiuso segreto del giardino islamico,
dove instancabile chioccola la fontana
e petali purpurei galleggiano in liquidi labirinti.

...archiginnasio... archipendolo...
ecco altre due parole interessanti!

Si apre il pesante sipario di velluto:
l’archetto risveglia la melodia azzurra del violino,
le note viola della viola,
il velluto bruno di violoncello e contrabbasso.

...è chiaro che l’archeologo è un esperto di archi
...e che Noè costruì la sua Arca in Arcadia!
...archivio... arcolaio...
...arco voltaico... arco insulare...
...arcangelo... archeozoico...
...arcata dentaria... arcata sopraccigliare...

Arcate di ponti ferroviari e viadotti autostradali
progettate da architetti di grido.
Arcate di portici padani, risuonanti di voci dialettali.
Archi di sole e di azzurro
delle belle case rurali:
la luce li attraversa e li riempie il cielo.
Archi disegnati sulla pietra, archi murati.

Sopra la Soglia s’incurva l’architrave.
È la Porta che Giano sorveglia.
È l’Inizio.
È la Fine.
È l’arco della vita.

February 01, 2012

Lisjomfruen



Il Giardino delle Fate

Nel Giardino delle Fate
l’Inverno è magico:
candore scintillante di neve
e ricami di ghiaccio sui rami nudi,
in cui si impigliano i precoci tramonti color mandarino.

Nel Giardino delle Fate
la Primavera è incantevole:
il profumo intenso delle viole mammole stordisce
e il giallo denso della forsythia abbaglia.

Nel Giardino delle Fate
l’Estate è favolosa:
il velluto delle rose ammalia
coi suoi cangianti colori,
i grappoli di lillà
traboccano di dolci liquori.

Nel Giardino delle Fate
l’Autunno è una festa:
un tesoro di oro e di bronzo,
uno stupore di granato e amaranto.