C’era una volta un girasole
fatto di plastica gialla e arancione.Il girasole fece un sogno.
Sognò di essere in un luogo molto buio e molto morbido.
Tutt’intorno, e anche dentro di sé,
avvertiva strani fremiti, misteriosi e inquietanti.
Non avendo mai conosciuto nulla di simile,
inventò una parola nuova e li chiamò “Vita”.
Non riusciva a capire quale fosse la propria “forma”,
ma percepiva confusamente che essa si tras“formava”
in una successione di situazioni davvero poco chiare
a cui diede il nome di “Tempo”.
Inaspettatamente il buio finì!
E fu la luce!
Il Sole, il suo Dio, caldo e raggiante!
Non riusciva a distogliere da Lui il suo sguardo.
Per tutta la notte lo aspettava
e beveva con avidità le prime gocce di roseo liquore
che l’Alba spruzzava nel cielo d’Oriente.
Per tutto il giorno lo seguiva nel suo viaggio celeste
fino a vederlo, con cupa angoscia,
sprofondare oltre il cangiante orizzonte occidentale.
Si allungava in alto, sempre più in alto
per stargli più vicino!
E non era solo!
Poteva finalmente vedere la propria “forma”
replicata in mille e mille individui come lui.
Il Tempo passava.
A volte il grigio divorava il giallo e l’azzurro,
e quelli erano giorni davvero tristi.
La vampa infuocata del suo Dio d’oro e di fiamma
si temperava in un più blando tepore.
L’Alba dalle dita di rosa si faceva attendere
ogni giorno più a lungo.
E lui si sentiva stanco,
come se la Vita avesse un peso,
ne aveva accumulata tanta nei piccoli semi screziati
conficcati nella sua testa,
che il peso era diventato insopportabile.
E un giorno
il girasole sognò la Morte.
E fu davvero la più grande avventura
che gli fosse mai accaduta
in quella che lui aveva chiamato “Vita”...
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