La vasta platea è un golfo scuro.
Sul palcoscenico ancora vuotosi frange spumosa
la risacca dei bisbigli e dei mormorii,
a intermittenza rotta dagli strumenti ancora discordi,
strida incongruenti di uccelli di mare.
La scogliera vertiginosa dei palchi
ha mille occhi
che scrutano nella penombra.
Dietro le quinte
le fanciulle danzatrici, nei loro succinti tutù,
si preparano.
Sui visi adolescenti
la tensione diventa sorriso malizioso.
Già percorse dall’armonia della musica che verrà,
le braccia si inarcano
a sistemare una scarpetta, un’acconciatura...
È un quadro di Dégas?
No. Il suggestivo bianco e nero
(tulle vaporoso, pesante sipario)
è qui un’allegria di colori.
Su un palcoscenico fiammante,
che sembra il tavolo di un bar all’aperto
in una giornata estiva,
c'è un goloso assortimento di gelati alla frutta:
fragola, amarena, frutti di bosco.
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