I
Io sono il libro che leggo.
Fra le pagine fruscianti
si aprono universi,
si intrecciano percorsi,
si vivono vite fatte di parole.
Io sono le parole che scrivo.
Nascono dentro di me
come inesauribili polle d’acqua,
magia e simbolo, suono e musica.
Io sono la musica che danzo.
Mi percorre il corpo
come un lungo brivido di trance,
vortice, culla, arcobaleno di colori.
Io sono i colori che immagino,
la labile sostanza impalpabile dei miei mondi segreti.
Tu solo li conosci,
tu mi regali raggianti fiori di spine
e cieli di pietra,
mi offri il colorato mistero del mondo fluttuante.
Bellezza improvvisa.
II
Non è saldo il mio piede.
La parete è verticale,
la vertigine mi chiama.
Cerco con la mano qualcosa a cui aggrapparmi,
un sasso che sporge, un frammento di roccia,
quella pianticina che appare così fragile,
ma ha radici tenaci come la vita.
Vado avanti, un passo dopo l’altro,
fra nuvole e nebbia.
Per mantenere l’equilibrio
ho bisogno di un appiglio
che per un attimo sostenga
tutto il peso della vita.
È il profumo del tè,
la tua voce,
questa poesia.
III
Le ho ripercorse, verso per verso,
come si ripercorre passo passo
un sentiero conosciuto e amato
in uno stato d’animo insolito.
Mi sono sembrate sottilmente diverse.
Ho ritrovato immagini, colori,
il suono delle parole,
l’eco del mio cuore.
E sempre mi figuravo il tuo sguardo,
pensieroso, divertito,
compiaciuto, stupito,
assorto e a volte commosso,
mentre via via scoprivi
quello che io avevo messo lì
proprio perché tu lo trovassi.
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