I
La casa ha il tetto spiovente.
Vicino c’è il pagliaio
e tutt’intorno svettano i pioppi.
I contadini sono affaccendati
e, in primo piano, c’è la mucca col suo vitellino.
Paesaggio di terra,
fatto di terra,
ha i colori dei vasti campi di terra nuda,
rossa bruna chiara,
dove scapigliate danzano le ombre delle nuvole
sospinte dal vento sulla grande pianura.
II
Terra nuda
terra d’ombra
terra bruciata
bruna, nera, lucida
chiara come sabbia
rosa come cipria
gialla e arancione, color dell’ocra
rossa come un campo da tennis
ricca e dorata
pallida e grigioazzurra, lunare
screziata dall’ombra delle nuvole.
Amo i colori della terra.
Intrisa d’acqua.
Spaccata in zolle,
sbriciolata e crepata dalla siccità.
Sgretolata da eoni di erosione,
fu parete vertiginosa di montagna,
fango vorticoso nella corrente del fiume,
fondale di tiepido mare primordiale,
calpestata da orme profonde di pachidermi,
verdeggiante di foreste senza fiori.
Grande Madre che nutre,
ventre di Dea gravido di frutti,
grembo buio di morte e di vita.
III
Il bimbo gioca con la terra,
si impiastriccia le mani,
prova ad assaggiarla.
La mamma lo sgrida,
la terra è sporca.
Sulle pagine del libro di Storia
si legge che nel passato
la maggior parte dell’umanità
viveva lavorando la terra.
Contadini, servi della gleba, coloni, mezzadri.
Dura fatica e miseria,
la terra è umile.
Terra, maiuscola.
Intorno lo spazio infinito,
che incessantemente si espande.
Galassie vorticanti.
Stelle a neutroni, buchi neri, supernove,
nane gialle e giganti rosse,
nebulose, asteroidi e comete.
In questo ineffabile mistero
fatto di vuoto e divorato dalla luce,
dove galleggiano materia e antimateria,
eccola là, un piccolo pianeta, il terzo dal Sole.
Rotazione e rivoluzione.
Ammantato di fluenti oceani blu,
verdebruno di terre emerse,
velato di aria azzurra
e turbinante di candidi vapori.
Ha un’aria amica, domestica, commovente.
Nel buio scintilla di grumi di luce.
È bella la Terra.
IV
Ribolliva rossa di magma incandescente,
svaporava sotto eoni di piogge incessanti,
cullava la vita in oceani sterminati.
Le immani onde pantalassiche
correvano a infrangersi senza sosta
sulle rive di Pangea.
Immense membrane di pterodattili
si stendevano in volo
su primordiali foreste di equiseti.
L’aria risuonava delle grida dei sauri
e l’uomo non c’era.
Non c’era la rosa a spargere profumo,
non c’era il merlo dal becco giallo,
né la dolce mela tentatrice.
Non c’era quello che non c’è ancora
e che io non so definire,
perché fa parte del mio futuro
e non so vederlo,
mentre tutto è già avvenuto, avviene e avverrà.
Il Tempo non esiste.
Il Tempo è movimento.
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