Sono neve.
Ero spuma marina nella risacca.
Ero perla di rugiada,
chicco di grandine,
pioggia scrosciante.
In cielo
ho steso veli immacolati
vagabondi e mutevoli come pensieri;
ho eretto formidabili bastioni
rimbombanti,
lampeggianti di azzurra elettricità.
Ero oceano primordiale,
abisso color di viola su cui volò il
canto delle Sirene,
ero calda acqua termale,
fontana chioccolante,
spruzzo di leviatano.
Ero pozzanghera fangosa,
frescura di oasi,
sorgente che sprizza dalla roccia,
fiume maestoso,
impetuoso torrente,
cascata tumultuosa.
Ero il delta e la marea,
laguna e palude.
Ero arcobaleno di sette colori,
grigia nebbia d’autunno,
bruma mattutina.
Ho appannato il vetro
e disegnato arabeschi scintillanti su
ragnatele e rami.
Ero il ghiacciaio sul tetto del mondo,
ero il piccolo cubo che fonde nella
bibita frizzante.
Sono uscita sbuffando da sotto il
coperchio,
ho ammorbidito l’impasto
e travolto la diga.
Tsunami devastante,
onda di piena,
valanga,
liquida distesa impassibile negli occhi
del naufrago.
Espulsa e risucchiata,
ho risalito lunghe vene vegetali,
ho gocciolato nel buio ipogeo
creando fantastiche sculture.
Fra le cellule del tuo corpo ero linfa,
ero plasma.
Ero bacio appassionato,
mare perlaceo di esistenze possibili,
liquida culla prenatale.
Ero il sudore sulla tua pelle
e la lacrima...
Nel gelo d’inverno
sono uscita dalla tua bocca calda,
trasformando parole d’amore
in una buffa nuvoletta candida.
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