Le mie case
Ormai sono tante.
Le riconosco da lontano sull’orizzonte
della campagna.
Ecco laggiù la casa solitaria
che galleggia sulla grande aia rosa.
E quella su cui l’ombra possente
della quercia
è circonfusa dall’oro liquido del
sole al tramonto.
Questa è la casa con la porta che dà
sulla strada,
nell’altra abita la civetta dagli
occhi di topazio.
Ed ecco il grande fienile, alto come
una cattedrale.
Passando,
ne accarezzo nel ricordo i particolari
noti:
la finestra a lunetta,
il forno,
il ferro di cavallo inchiodato,
la porta murata,
le scritte incomprensibili,
una nicchia vuota che conserva tracce
di cera e di fiori,
le travi annerite dal fuoco,
una vecchia tappezzeria,
le falde di un intonaco
tante volte ridipinto quanti sono i
colori della vita,
che, scrostandosi, mi ha regalato
un lussureggiante giardino di fiori
blu.
Sono le mie case.
Ci ho abitato per pochi minuti,
per un’ora
o per tutta una vita!
Le ho amate
e ho respirato il loro passato.
So com’è il loro cuore e ne conosco
il carattere:
allegra o timida,
malinconica o rassegnata,
triste e sconsolata
o magari ribelle e un po’ scontrosa.
Mentre passo, le saluto.
Quasi tutte mi hanno accolto con calore
e mi hanno regalato un po’ dei loro
ricordi.
Poche mi hanno respinto, chiuse e
impenetrabili,
gelose di troppi segreti...
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