I
Non ci sono candele bianche, né fiori.
Solo l’erba e il vento.
Ma il silenzio parla con voci lontane
e racconta storie semitiche,
che da destra a sinistra percorrono i
marmi corrosi:
ventidue piccole zattere nere
che galleggiano sul pallido oceano del
tempo.
II
È un solitario muro di mattoni
che da sguardi estranei custodisce
l’ultimo orizzonte di chi non è più.
E nel mistero delle iscrizioni, io
nel pensier mi fingo le vite passate
e ne assaporo il silenzio
e la profondissima quiete.
Sento il vento frusciare fra l’erba
che l’inverno ha raggelato e penso
alle stagioni che si son perdute
nell’eterno fluire del mondo
e a chi di sé ha lasciato quest’ultimo
ricordo dolceamaro. Tra questa
immensità s’annega il pensier mio
e non sente paura, ma serenità.
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