Schegge rosse
I
Fra le matite colorate sparse sul
tavolo
ha scelto proprio quella:
la piccola mano ha disegnato i muri
della casa
e poi, decisa, ha calcato bene il
colore del tetto.
Il bimbo ama il rosso,
gli mette allegria.
Col rosso può colorare
metà dei triangoli che fanno il
tendone del circo,
le fauci del leone,
la frusta del domatore,
il naso del pagliaccio.
È rosso il palloncino sfuggito e perso
nel blu,
l’aquilone che danza nel vento,
il geranio sul davanzale,
il giorno di festa sul calendario.
Il rosso è buono:
sa di fragola e lampone,
è zucchero di anguria e polpa di
ciliegia.
È appetitoso, caldo e saporito come la
salsa di pomodoro
e persino un po’ piccante con un
pizzico di peperoncino.
Sono rossi i papaveri nell’oro
estivo,
le rose nel giardino
e il cielo di sera, quando bel tempo si
spera...
Sono rosse in autunno le foglie
dell’acero
e il fuoco del camino.
Rosso è il vestito di Babbo Natale,
come occhi di vanessa a primavera.
Il rosso porta fortuna:
è la coccinella dai sette punti,
il corallo fiorito in fondo al mare.
È il magico petalo racchiuso nella
biglia preferita,
la manciata di coriandoli,
il fiore pirotecnico che sboccia nel
cielo festivo.
Ma è anche l’errore sul quaderno di
scuola...
È ottimismo, energia, entusiasmo,
vitalità.
Ma a volte è vergogna...
È avventura, competizione, vittoria.
Ma è anche il semaforo che dice
“Fermati!”
È un pericolo, una minaccia, un
rischio.
È rosso il cappello a punta dello
gnomo
che sorride dalle pagine del libro di
fiabe,
ma rossa è anche la mela avvelenata
che la perfida Strega porge a
Biancaneve...
II
Vivido scarlatto, rosso papavero, rosso
ciliegia.
Rosso corallo, fiore di profondi
abissi.
Liturgica porpora, rosso cardinalizio.
Terracotta, ruggine, mattone.
Sangue e vino.
Granato, come gli arilli del melograno,
nato dal sacrificio di Dioniso.
Esotico rosso di Persia, rosso indiano,
rosso veneziano,
rosso lacca d’Oriente.
Nordico rosso falun.
Il rosso di alizarina si accosta
all’arancione,
il magenta corteggia il viola.
S’incupisce in amaranto e carminio.
È attratto dal verde,
ma sposa il giallo e s’innamora del
blu.
Confina con l’invisibile.
III
Rosso arde il fuoco di Vesta nel camino
domestico.
Rosso è vampa d’incendio,
falò rituale nella notte di mezza
estate,
pira funebre, rogo dell’autodafè.
Intorno alle vivide fiamme crepitanti
di faville
si intrecciano i racconti di caccia:
rosso è il cacciatore e rossa è la
sua preda, abbattuta e dilaniata,
rosso è l’agguato, rosso
l’inseguimento e rossa la ferita.
Gocciola sangue la carne sui lunghi
spiedi: mors tua, vita mea.
Gocciola sangue l’ara del dio:
il rosso è liturgico, il rosso è
sacrificio.
È il sacrificio dell’uva,
che scintilla come vivo rubino
nel calice alzato
e nel bicchiere conviviale.
Rosso è amore che divora,
passione ardente,
vergogna bruciante,
rabbia cieca, ira violenta, accesso di
furia.
È rosso l’urlo della partoriente
e il pianto del bambino che nasce.
Rosso è grido, tumulto, concitazione,
ribellione,
è il clamore assordante della folla,
animalesca e scatenata: viva!... muoia!...
Rosso è lo sparo, rossa l’esplosione,
rosso il campo di battaglia.
E rossa è la cerimonia solenne, la
regalità, la commemorazione.
Sulla ruvida parete della grotta,
l’impronta della forte mano
paleolitica è rossa:
l’ocra colora di vita e infonde caldo
respiro
al grande corpo immobile del valente
cacciatore,
rannicchiato nel buio grembo della
terra.
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