Trompe l’oeil... e l’occhio cade
nell’inganno.
Così bene dipinse l’uva Zeusi il
greco
che gli uccelli presero a svolazzare
sul suo quadro.
Io, però, che descriverò questo
pergolato,
voglio ingannare anche la mano
e perciò non userò solo parole
colorate di viola e di blu,
ma anche pesanti come grappoli maturi,
lisce e appiccicose come acini,
ruvide come foglie.
E dato che intendo far cadere in
trappola anche l’orecchio,
aggiungerò qualche onomatopea:
cinguettii e frulli di voli
tutt’intorno
e il ronzio incessante delle api
ubriache.
Anche il naso e la bocca non
sfuggiranno all’inganno:
ecco per loro profumo di zucchero e
inebriante dolcezza.
Ma più di tutto voglio ingannare il
Tempo
e indurlo a fermarsi qui per un momento
nell’illusione dorata di un eterno
settembre.
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