Sembra un grande bastimento
arenato dopo il naufragio
nel mare vasto della pianura,
incrostato di sale, alghe e malinconia.
Eppure tutto questo è stato nuovo:
vivido il rosso delle pareti, degno di
una domus pompeiana,
lucido il metallo della grata e ben
pulita la vetrata,
splendida la lunga balconata
traboccante di fiori.
E tutt’intorno erano nuove e colorate
le case
disseminate nella campagna,
e allegre e linde e luminose.
Così gli edifici in rovina dei centri
storici,
le case cantoniere, le industrie
dismesse,
i locali che un tempo sono stati pieni
di vita:
tutto questo è stato nuovo.
Il bel palazzo cinquecentesco,
che allunga la sua mole severa di nudi
mattoni
sulla piazza della mia città,
fu variopinto di affreschi
che mille piogge hanno lavato via.
Anche la Piramide fu nuova
e la Sfinge posò intatto il suo
mostruoso corpo metamorfico
sulla sabbia ardente di un deserto meno
vecchio.
Sull’Acropoli accecante di candido
marmo,
integre e perfette, le colonne del
Partenone,
incorruttibili e vigorose come dei,
custodirono invano la statua di Atena
crisoelefantina.
E nella Roma dei Cesari,
sotto ai velari tesi di un nuovissimo
Anfiteatro
rumoreggiava la folla esaltata.
Candidamente nuove erano le Cattedrali
gotiche,
colorate di vertiginose vetrate,
svettanti di guglie e ghignanti di
mostri.
Elegantemente nuovi furono i palazzi e
i portici rinascimentali
nella loro simmetrica armonia.
E meravigliosamente nuove le chiese e
le fontane barocche
voluttuose di stupori e illusioni.
Nuovi i teatri neoclassici
con il loro melodrammatico pubblico
ottocentesco.
Nuove le stazioni, avveniristici
portali
sull’avventurosa rete di binari
appena posati.
Nuove le metropolitane,
labirinti ipogei rimbombanti di
velocità.
Nuovi gli aeroporti,
le autostrade dagli arditi viadotti,
i tunnel sottomarini,
i grandi fantasmagorici parchi a tema,
le realtà virtuali e...
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