March 31, 2012

Polmonaria (Pulmonaria officinalis)



Primavera

In cielo danzano nuvole scapigliate.
Il bosco è una nebbia verdarancio
gonfia di gemme.

Di nuovo Tu.

Polmonaria versicolore.
Pallida primula. Hepatica violazzurra.
Elleboro, piccole coppe verdi
ricolme di veleno.

zii–di zii–di (cinciallegra)
tuii tuii tuii (picchio muratore)
tsiit uiitsi uiitsi (cincia mora)
toc toc toc (picchio rosso)

Di nuovo Tu.

Il bombo e la coccinella,
la cedronella e la vanessa.

zimp zimp (codibugnolo)
ziit ziit ziit (rampichino)
skaak (ghiandaia)
zii zii zii (cinciarella)

Silenzio
toc toc toc (picchio verde)

March 30, 2012

La Grande Onda


Ti ringrazio, writer sconosciuto,
per questo grande, pacifico golfo blu,
dove la mia immaginazione può navigare
dall’una all’altra costa.

Per questa tranquilla laguna azzurra,
che culla i miei sogni.
Per questo profondo cielo
che s’incurva, morbido e sereno.

Per questa Grande Onda,
una delle innumerevoli immagini
del vasto mondo fluttuante.

March 29, 2012

Quadrati


Sono tanti e sono quadrati.
Questa si può considerare una certezza. Forse...

Non sono uguali,
i contorni hanno spessori diversi
e gli angoli non sempre sono retti.
Anche le sfumature della superficie
hanno caratteristiche peculiari,
rosee, ambrate o lattiginose,
maculate, uniformi o striate,
traslucide, opalescenti o riflettenti.
Appaiono simili,
ma ciascuno ha una propria individualità.
Anche il materiale è dubbio,
specchio, ceramica, carta, madreperla...

L’Enigma è davvero complesso.
Sono tanti, ma quanti?
Sempre almeno uno in più
del numero che stiamo pensando...
Sono grandi o sono piccoli?
Rispetto a cosa?
Non ci sono punti di riferimento,
si ripetono all’infinito,
riproducendo lo stesso schema
senza soluzione di continuità...
Oppure fanno parte di qualcosa
che ha una forma definita,
un disegno, una funzione, un significato...
qualcosa che occupa uno spazio,
in rapporto con altri spazi e altri significati...

Per noi non ci sono che domande,
perché vediamo solo quello che è racchiuso
nei limiti della fotografia.

C’è qualcuno che conosce le risposte?
Sì, è l’Occhio che vede
e crea, in un infinitesimale clic.

March 28, 2012

Ciclo



Gira la ruota
e il giorno ricomincia,
torna la primavera,
muore la vita
e rinasce.

Girano il Sole e la Luna,
girano le stagioni,
i giorni della settimana,
le stelle, le ore, io e te.

Gira l’arcolaio,
la matassa si dipana
e di nuovo si avvolge.

La notte è tutte le notti
e l’alba incessantemente ricrea il mondo.

È mezzogiorno. È oggi.
La meridiana segna la stessa ora di ieri
e di domani,
nulla è mai uguale a se stesso.

L’ombra ruota i suoi raggi,
la ruota divora lo spazio
e arrotola il tempo.

March 27, 2012

Invalicabile


Fra me e l’alba c’è una lunga scala.
Fra l’alba e la notte c’è l’indaco
e proprio dove l’indaco si fa violetto si annida il mistero.

Fra il mistero e la vita c’è la poesia,
fra la vita e la morte c’è un sospiro
e tante altre cose, fra cui un cristallo di rocca e l’amore.

Fra noi e l’amore c’è l’ineffabile
e l’ineffabile forse è il Caso,
che sta fra l’angolo retto e l’arcobaleno.

Da un capo all’altro dell’arcobaleno
corre alla velocità della luce
l’invisibile,
che è dolceamaro, profumato e sottile,
ma alto e invalicabile come un muro di pietre.

March 26, 2012

Erba trinità (Hepatica nobilis)



Il bosco risplende di vivide stelle ermafrodite.
Nel cerchio violazzurro dei petali,
dal verde cuore rigonfio
esplode un getto di bianche faville.

Erba trinità.
È dogmatica e divina, una e trina.
Amica del vento,
è trilobata, misteriosa e viscerale.
È divinatoria, profetica.
Evoca il lituo, il mantello frangiato,
l’alto cappello conico dell’Aruspice.
Le mani arrossate dal sangue sacrificale,
Egli emerge dal passato
e scruta l’ignoto avvenire,
esplora il futuro nell’ultimo palpito della vita che si spegne,
predice ciò che sarà.

Otto giorni:
è il tempo del piccolo fiore su questa terra.

March 25, 2012

Joy and Pain


Un’acconciatura elegante,
morbidamente drappeggiata
e grandi, pallide rose spampanate.
Labbra sensuali
e un lungo sguardo azzurro
languido e intrigante.

Dea della bellezza e dell’amore,
Afrodite nata non dalla spuma del mare,
ma dalla liscia superficie del grande specchio
di una toletta del primo Novecento.

Sul ripiano di marmo,
perfetta e immobile
fra la boccetta del profumo
e il roseo piumino vaporoso di cipria,
hai scrutato nelle profondità riflesse
un altro volto,
ansioso di catturare la bellezza,
un altro sguardo,
teso di insoddisfazione
o vibrante di compiacimento,
fra rose vive, di un’estate che non è più.

March 24, 2012

Centuria


È una griglia geometrica
di linee diritte, orizzontali e verticali,
che si intersecano formando rettangoli,
come un’antica centuriazione.
La superficie fa pensare al legno spiaggiato,
che ha conosciuto l’onda e la salsedine:
è irregolare, rugosa e scabra,
striata di verde, grigio e bruno.
Cattura la luce e la disperde in particelle colorate.

Pensieri come nuvole mi attraversano la mente.
Gli occhi sono fissi sull’immagine,
ma io contemplo assorta il mio cielo interiore.
Immobile incantesimo.

Succede all’improvviso.
È spaesamento, è vertigine.
L’immagine sprofonda in un altrove,
si apre in una dimensione sconosciuta e emozionante.
Epifania: vedo il significato.

March 23, 2012

A Quiet Place In The Universe




Archeologia

I – Rilievi

Ecco Nefet, colui che soffia.
È il flabello che indica l’Oriente.
È l’Ombra, lo Sheut,
il doppio immateriale di ogni forma esistente.
È il respiro della vita.
È il vento che sospinge l’onda lunga del Nilo,
là dove sosta l’Ibis e fiorisce il loto:
porta la piena annuale,
regala abbondanza
e frutti e messi copiose
di cui è simbolo la ricca ghirlanda.

II – Il rettile

Non è Apophis, il grande serpente cosmico
che, avvolto intorno alla terra,
incessantemente minaccia di distruggerla.
È la femmina del Cobra,
ma non in posizione di attacco,
gonfia di veleno e pronta sterminare i nemici,
come sempre compare sulla corona del Faraone.
È il simbolo positivo della dea Wadjed, la Verde,
che ha il colore del papiro,
protettrice dell’inondazione,
colei che difende il mondo dal Caos.

III – Geroglifici

Il cerchio è Ra, il globo incandescente,
che ogni giorno naviga con la sua barca luminosa
sul curvo dorso di Nut.
Il quadrato è la terra,
i quattro punti cardinali,
la base della Grande Piramide.
Cerchio e quadrato sono doppi, speculari,
perché tutto è doppio, in questo e nell’altro mondo.
Il rosso è il colore della vita,
è il colore dell’immenso deserto di sabbia infuocata
su cui a perdita d’occhio l’orizzonte si allontana...

...e tutto intorno tace la cittadina padana,
avvolta nelle brume sonnacchiose
del pomeriggio domenicale.

March 22, 2012

Unspoken Passion



Un airone al margine dell’acqua,
grigio e immobile.
Così oggi è il mio pensiero.

Strati compatti di nuvole
che non piovono.
Così è il mio pensiero,
gonfio di pianto e arido.

È desolato
come la porta di un alloggio non più abitato
che attende invano
il passo di chi ritornava a casa.

Oggi non vedo colori.
Tengo in mano questa mia vita,
una sfera bellissima, trasparente e così fragile...
Ho paura
che mi si franga fra le dita
in schegge taglienti.

March 21, 2012

Resurrezione


Latina, greca, di Sant’Andrea.
Celtica, svastica, di Malta.
Ankh, tau, addizione.
Simbolo celeste, piano cartesiano, patibolo.
Biasimo, sofferenza, tortura e morte.
Resurrezione e redenzione, speranza.
Navata e transetto.
Sulle cime dei monti,
sulle cuspidi dei campanili,
lungo le strade,
su mille bandiere al vento.

Crocevia.
Ho camminato fin qui
e sono al centro.
Luogo di epifania di un dio sconosciuto
che forse sono io stesso.
Mi interrogo.
Le direzioni si incrociano
e vanno opposte ai quattro angoli del mondo.
Quadrivio.
È il momento cruciale:
devo fare la mia scelta.

Un nuovo inizio,
ad ogni incrocio la strada ricomincia.

March 20, 2012

Il cielo di pietra


In un immobile cielo di pietra
risplende un Sole a spicchi
bluviola
che abbraccia una nera falce di ombra
e nel suo centro racchiude il Mistero.
Ciclo infinito, cerchio di perfezione
è l’Unico.

Dall’orizzonte basso e nitido
affiora tetragono
il Basamento
sul quale poggia il Mondo,
che è fluttuante come l’onda del Mare
e genera vita, perché di tutto è Madre.

March 19, 2012

Laudatio panis


Terra per far crescere il grano.
Pietra per macinarlo.
Acqua per impastare.
Legno per alimentare il forno.
Fuoco per cuocere.
Nell’Aria il profumo della vita.

Qualcuno lo spezzò
e ne mangiarono tutti.

March 18, 2012

Primula (Primula vulgaris)


Ancora l’aria profuma di neve
e già, sullo smorto tappeto delle foglie passate,
le primule fanciulle dal cuore d’oro
si compiacciono dei loro abiti leggeri
chiari di giallo e di verde.

Tenere di giovinezza aspettano trepidanti
il mistero alato che dischiude la vita,
ma raro è l’Amore
per le “pallide primule che muoiono nubili”.

March 17, 2012

Oltre il buio


I

Mi sono svegliata nel cuore della notte.
Spalancando gli occhi nel buio
ho creduto di avere ancora le palpebre abbassate.
Tutto intorno lo spazio si è ingarbugliato
e mi sono persa
nel pozzo profondo del nonsenso.

Ma la mano si è per istinto
aggrappata all’abitudine
e ha trovato l’interruttore...
La luce ha creato una stanza sconosciuta:
il tavolo e l’armadio, la lampada e lo specchio,
tutto sottilmente estraneo.

Eppure gli oggetti stanno lì,
esistono
con placida tranquillità:
loro sono quello che sono
e quello è il loro posto!

È evidente che l’estranea sono io!

II

Comincia sempre così...
Sogno di essere esattamente dove sono:
il mio letto, la coperta, il cuscino,
i pallidi riferimenti luminosi nel buio della stanza...
...ma nel Sogno non sto dormendo
e mi rigiro fra le lenzuola.
E all’improvviso, alle mie spalle,
dei passi, un tocco leggero, una voce
non spaventosa, anzi familiare:
un amico, un collega di lavoro, qualcuno che conosco bene,
ma che certo non dovrebbe trovarsi lì!
Il dubbio si insinua in me e voglio svegliarmi.
Ma il Sogno è vischioso e non vuole lasciarmi.
Io, però, riesco con grande sforzo ad alzarmi!
Cerco coi piedi le pantofole...
...sul pavimento ce ne sono a decine, tutte spaiate!
Ha vinto Lui! Sto ancora dormendo!
Il Sogno è una pece collosa
da cui più volte credo di uscire... per poi ricredermi.
La luce vacilla e crea ombre gigantesche sui muri.
Con una faccia più vera del vero
il Sogno sogghigna:
come in uno specchio deformante,
si distorce,
diventa mostruosità, demone...
La porta sembra aperta,
ma un’invisibile pellicola la rende impenetrabile
come una parete di mattoni...
La soglia precipita sul corridoio
con un dislivello così alto che dà le vertigini...
E così via,
il Sogno apre una scatola dentro l’altra
e io so che nell’ultima
c’è la Paura senza nome...

III

Bambina, sto giocando in cortile
con i sassi e la sabbia.
È l’imbrunire.
Fra poco mia madre mi chiamerà per la cena.

Presa dal gioco mi attardo,
finché intorno si addensa il buio.
Nessun richiamo è giunto dalla Casa.
Il silenzio è pesante come piombo.

Mi avvio verso la porta
e già la paura mi stringe il cuore...

Sprangato l’uscio
e chiuse le finestre,
la Casa è estranea
e mi respinge.
Dietro gli scuri serrati
percepisco ostilità.
Intorno a me notte e solitudine.
E un vento freddo
azzurro di plenilunio.
Sulla luna nemica
spicca nera
l’impronta rapace di un artiglio.

IV

Una volta ho sognato
di vivere una lunga vita
senza di te.
Eppure tu eri presente.
Ti incontravo di tanto in tanto
e sempre
per un momento fuggevole
ti riconoscevo.

Eri il buffo sberleffo
sulla faccia simpatica del ragazzino spettinato.
Eri la lunga occhiata di desiderio
che mi avvolgeva in mezzo alla folla.
Eri il sorriso colto su un volto sconosciuto,
il tocco amichevole,
lo sguardo complice,
la battuta azzeccata che dissipa l’imbarazzo,
lo scherzo che riporta il buon umore,
il saggio consiglio ascoltato per caso,
l’idea profonda nelle parole di chissachi...

Era tuo il vecchio viso buono
velato di nero
e tua la mano che mi ha indicato la Strada...

March 16, 2012

La foglia di platano


È arrivata la Tramontana
e ha portato con sé l’odore della neve.

Dopo aver attraversato le porte balcaniche
il freddo Grecale ha inasprito il gelo.

L’Euro levantino ha sollevato
molli onde di nebbia color perla.

Scirocco l’arabo ha evocato
rosse sabbie infuocate, dune roventi, miraggi evanescenti.

Calda pioggia estiva svaporante
è il dono dell’Ostro.

Zefiro color d’acquamarina
ha mitigato con lievi brezze
l’opprimente calura del Libeccio africano.

Il violento Mistral ha scosso con raffiche brutali
gli scuri e i vetri della finestra.

Ma chi di loro le ha regalato
la bella foglia di platano
che ha il colore del bronzo e del broccato?

March 15, 2012

Sopra c’è il cielo


C’è un lungo, elegante palazzo biancorosa,
dall’architettura armoniosa e nello stesso tempo possente,
che è senz’altro antico.

E sopra c’è il cielo,
che è vasto, alto e blu
e di sicuro è molto più antico.

Ci sono platani secolari
dal tronco immenso e dalla chiara corteccia variegata.

E sopra c’è il cielo,
che è liscio e duro come vetro,
e certo non misura in secoli la sua azzurra esistenza.

C’è, sfuggente, una lunga prospettiva di magnolie sempreverdi,
tutt’intorno un’aria profumata di primavera,
questa primavera, l’ultima di un’innumerabile serie.

E sopra a tutto questo c’è il cielo,
in cui si sfilacciano gelidi cirri candidi.
E il cielo, così puro e profondo,
esiste da molto prima che qualcuno cominciasse a contare le primavere.

March 14, 2012

Ac(h)ab il terribile


...eppure sento sulla pelle spruzzi salati d’oceano
e a fatica mantengo l’equilibrio
sul ponte del Pequod spazzato dalle onde.
Lontana è Nantucket, persa nel blu.
Il vecchio bastimento cigola
e vacilla sull’abisso dell’inconscio.
Achab, “roso di dentro e arso di fuori
dagli artigli fissi e inesorabili di un’idea incurabile”,
divorato da un odio così estremo
“che se il suo petto fosse stato un cannone
gli avrebbe sparato il cuore”,
Achab, il terribile, il folle,
che porta nel nome la maledizione dell’empio re d’Israele,
aspetta,
allucinato di vendetta,
assetato di morte,
fatalmente attratto dal non ritorno,
abbacinato dal candore di un mostruoso leviatano
che sorge dal buio profondo del suo animo.

Chiamatemi Ismaele,
esule da chissà dove,
vagabondo in un mondo senza risposte.

March 13, 2012

We don’t need no Education


Silenzio

Da molto tempo si sono spente le voci infantili
che recitavano lunghe sequele di numeri
melodiose come filastrocche.
Non più canti, risa, litigi,
non più voci amorevoli o autoritarie.
La vecchia scuola dorme un lungo sonno senza sogni
e tutto è silenzio.

È silenzio il piccolo cimitero solitario nella campagna,
che culla dolcemente la morte fra tenere braccia di mattoni.

È silenzio una miracolosa nevicata notturna
che al mattino stupisce con magie di ovatta bianca.

È silenzio il lungo momento di buio
che già sa le prime note azzurre del merlo.

Silenzio è una muta preghiera che cerca il suo dio,
l’attimo d’amore che non trova parole,
la paura senza nome che si annida in fondo all’anima,
la lunga attesa che si avvolge su se stessa come il filo del gomitolo.
È la cenere dopo l’incendio, la lacrima dopo il dolore.

È nebbia grigia di minuscole gocce esauste,
fatte della stessa sostanza del sogno.

Il silenzio è nero:
pozzo profondo e immobile,
spesso velluto complicato.
Contiene il rombo della cascata,
la melodia del clarinetto,
la risata,
il bisbiglio e l’urlo,
il ronzio, lo scampanio, il gocciolio...
Tutti contiene i rumori e i suoni del mondo
e la musica delle sfere celesti
e il vento che solleva le dune
e le onde fragorose del mare
e il grano che cresce
e il tempo che fugge.

March 12, 2012

Kilroy Was Here



È completamente calvo, o con pochi e radi capelli
e ha un lungo naso cadente.
È flaccido come un pupazzo di pezza,
eppure, invadente e curioso,
si aggrappa al muro con entrambe le mani
e si sporge per guardarti
con occhi piccoli e inespressivi, oppure grandi e sbarrati
dove forse c’è accusa, complicità, malizia,
o forse solo indifferenza.
E a quel punto sei tu a chiederti
cosa c’è oltre quel muro, nel mondo di Kilroy...

Appare senza età,
ma è nato durante la seconda mondiale
e quindi ha superato i settanta.
È venuto al mondo sui campi di battaglia.
Buffo e irridente, enigmatico e malinconico,
è figlio della strage e della violenza,
dei patimenti e della nostalgia,
generato non da chi la guerra la decide,
ma da chi la fa e la subisce.

Ha conosciuto personaggi che hanno fatto la Storia,
è riuscito a insospettire il mostro antisemita
e a imbarazzare il dittatore d’acciaio.
È amico di Snoopy, di Fred Flintstone
e di Fonzie, con cui si intrattiene a lungo nell’ufficio.

Lo si ritrova nei posti più impensati:
sulla copertina di un disco e nel ventre della balena,
nelle labirintiche e oscure viscere di Parigi
e nell’azzurro abbacinante di un atollo polinesiano,
sul ponte che Marco Polo calpestò nel lontano Katai,
sulla metropolitana e sul Muro di Berlino.

Ha girato l’America in lungo e in largo
sulle strade di Kerouac,
ma ama sopratutto la Grande Mela:
irta di grattacieli e circondata dallo scintillio delle acque,
la contempla dall’alto della fiaccola di Miss Liberty.

Certo non soffre vertigini,
dato che se ne sta sulla trave più elevata
del George Washington Bridge.
E questo davvero non è nulla:
il nostro eroe non si è fermato neppure
di fronte al gigante Everest... ed eccolo là, in cima al mondo.

E ancora non gli basta...
Se in una notte di plenilunio ti senti osservato,
devi sapere che l’intraprendente Kilroy
non ha dimenticato la pallida dea,
evocata dagli innamorati di tutti i tempi
e cantata da mille poeti...
Lassù, dove gli occhi umani si levano da innumerabili millenni,
dove in fragili ampolle si conserva il senno di chi l’ha perduto,
eccolo scarabocchiato sulla polvere, leggera come cipria,
proprio accanto alle impronte scalpitanti dell’Ippogrifo
...o era Neil Armstrong?
...eh no, questa carota la dice lunga:
era senza dubbio Bugs Bunny!

Onnipresente e globale,
è il padre di tutti i graffiti.
La sua coloratissima progenie
si nutre di luoghi pubblici e ambienti metropolitani,
divora le città,
ama la breakdance,
percorre le strade urbane
disseminando messaggi criptici, tridimensionali,
vandalici, artistici,
osceni, buffi,
mistici, dissacranti,
forse luoghi comuni, forse frammenti di verità.

March 11, 2012

Obelisco


Verticale

Il carro di Elio, sfolgorante d’oro e di fiamma,
lampeggia allo zenit e illumina il mondo.
Verticale e virile,
l’obelisco sostiene l’azzurra volta del cielo.
Ama il sole e affonda nella terra.
Bastone del comando, scettro, pastorale, vincastro:
è regale e divino.

È la guglia ardita, la colonna del tempio,
il campanile, la cuspide, il grattacielo.

È Yggdrasill,
che attinge con le sue profonde radici
l’acqua inconscia dell’oscuro mondo ipogeo
e sostiene fra i suoi rami i nove mondi dell’Universo.
Ai suoi piedi dorme attorcigliato il serpente della saggezza.
Dal più alto ramo, il gallo dorato canterà la fine dei tempi.

March 09, 2012

Biancorosa e verderame


Poesia di pietra

È una poesia dai versi armoniosi ed eleganti,
ora lineari e precisi come angoli retti,
ora curvilinei e sinuosi
come un arco o una cupola.

Le due strofe simmetriche
sono strutturate in modo scorrevole e ben articolato:
stanno l’una all’altra in un rapporto semplice, eppure complesso e intrigante,
di complementarità e contrasto.

Le parole sono scelte con cura e ben combinate
per ottenere un effetto di ricercatezza
e nello stesso tempo di varietà:
lisce come marmo, ruvide come pietre,
creano lo sfondo adatto per il finale, freddo e metallico,
che colpisce per incisività e raffinatezza.

Il poeta ha accostato sapientemente i colori,
evocando un insieme biancorosa
chiaro e luminoso come un’alba.
Il tempo ha dato infine una suggestiva patina verderame,
inserendo un piacevole contrasto ad effetto.

March 08, 2012

Kissós



Come un freddo serpente
avvolgi muri cadenti e vecchi tronchi.
Il tuo verde abbraccio è ombroso e strisciante.
Serto divino, incoroni il tirso e cingi il capo di Dioniso,
il dio ambiguo nato due volte,
il duplice nume
che è ebbrezza di vita e gelido soffio di morte.
Offri i tuoi fiori all’autunno.
Con lunghe dita tenaci
sigilli il mistero del buio paziente
che attende oltre la porta.

March 07, 2012

Nerot lavanim



I

Non ci sono candele bianche, né fiori.
Solo l’erba e il vento.
Ma il silenzio parla con voci lontane
e racconta storie semitiche,
che da destra a sinistra percorrono i marmi corrosi:
ventidue piccole zattere nere
che galleggiano sul pallido oceano del tempo.

II

È un solitario muro di mattoni
che da sguardi estranei custodisce
l’ultimo orizzonte di chi non è più.
E nel mistero delle iscrizioni, io
nel pensier mi fingo le vite passate
e ne assaporo il silenzio
e la profondissima quiete.
Sento il vento frusciare fra l’erba
che l’inverno ha raggelato e penso
alle stagioni che si son perdute
nell’eterno fluire del mondo
e a chi di sé ha lasciato quest’ultimo
ricordo dolceamaro. Tra questa
immensità s’annega il pensier mio
e non sente paura, ma serenità.

March 06, 2012

Red Desert



Schegge rosse

I

Fra le matite colorate sparse sul tavolo
ha scelto proprio quella:
la piccola mano ha disegnato i muri della casa
e poi, decisa, ha calcato bene il colore del tetto.
Il bimbo ama il rosso,
gli mette allegria.

Col rosso può colorare
metà dei triangoli che fanno il tendone del circo,
le fauci del leone,
la frusta del domatore,
il naso del pagliaccio.

È rosso il palloncino sfuggito e perso nel blu,
l’aquilone che danza nel vento,
il geranio sul davanzale,
il giorno di festa sul calendario.

Il rosso è buono:
sa di fragola e lampone,
è zucchero di anguria e polpa di ciliegia.
È appetitoso, caldo e saporito come la salsa di pomodoro
e persino un po’ piccante con un pizzico di peperoncino.

Sono rossi i papaveri nell’oro estivo,
le rose nel giardino
e il cielo di sera, quando bel tempo si spera...
Sono rosse in autunno le foglie dell’acero
e il fuoco del camino.
Rosso è il vestito di Babbo Natale,
come occhi di vanessa a primavera.

Il rosso porta fortuna:
è la coccinella dai sette punti,
il corallo fiorito in fondo al mare.

È il magico petalo racchiuso nella biglia preferita,
la manciata di coriandoli,
il fiore pirotecnico che sboccia nel cielo festivo.

Ma è anche l’errore sul quaderno di scuola...

È ottimismo, energia, entusiasmo, vitalità.

Ma a volte è vergogna...

È avventura, competizione, vittoria.

Ma è anche il semaforo che dice “Fermati!”
È un pericolo, una minaccia, un rischio.

È rosso il cappello a punta dello gnomo
che sorride dalle pagine del libro di fiabe,
ma rossa è anche la mela avvelenata
che la perfida Strega porge a Biancaneve...

II

Vivido scarlatto, rosso papavero, rosso ciliegia.
Rosso corallo, fiore di profondi abissi.
Liturgica porpora, rosso cardinalizio.
Terracotta, ruggine, mattone.
Sangue e vino.
Granato, come gli arilli del melograno,
nato dal sacrificio di Dioniso.
Esotico rosso di Persia, rosso indiano, rosso veneziano,
rosso lacca d’Oriente.
Nordico rosso falun.
Il rosso di alizarina si accosta all’arancione,
il magenta corteggia il viola.
S’incupisce in amaranto e carminio.
È attratto dal verde,
ma sposa il giallo e s’innamora del blu.
Confina con l’invisibile.

III

Rosso arde il fuoco di Vesta nel camino domestico.
Rosso è vampa d’incendio,
falò rituale nella notte di mezza estate,
pira funebre, rogo dell’autodafè.
Intorno alle vivide fiamme crepitanti di faville
si intrecciano i racconti di caccia:
rosso è il cacciatore e rossa è la sua preda, abbattuta e dilaniata,
rosso è l’agguato, rosso l’inseguimento e rossa la ferita.

Gocciola sangue la carne sui lunghi spiedi: mors tua, vita mea.
Gocciola sangue l’ara del dio:
il rosso è liturgico, il rosso è sacrificio.
È il sacrificio dell’uva,
che scintilla come vivo rubino
nel calice alzato
e nel bicchiere conviviale.

Rosso è amore che divora,
passione ardente,
vergogna bruciante,
rabbia cieca, ira violenta, accesso di furia.

È rosso l’urlo della partoriente
e il pianto del bambino che nasce.
Rosso è grido, tumulto, concitazione, ribellione,
è il clamore assordante della folla, animalesca e scatenata: viva!... muoia!...
Rosso è lo sparo, rossa l’esplosione, rosso il campo di battaglia.
E rossa è la cerimonia solenne, la regalità, la commemorazione.

Sulla ruvida parete della grotta,
l’impronta della forte mano paleolitica è rossa:
l’ocra colora di vita e infonde caldo respiro
al grande corpo immobile del valente cacciatore,
rannicchiato nel buio grembo della terra.

March 05, 2012

L’inganno


Trompe l’oeil... e l’occhio cade nell’inganno.
Così bene dipinse l’uva Zeusi il greco
che gli uccelli presero a svolazzare sul suo quadro.
Io, però, che descriverò questo pergolato,
voglio ingannare anche la mano
e perciò non userò solo parole colorate di viola e di blu,
ma anche pesanti come grappoli maturi,
lisce e appiccicose come acini,
ruvide come foglie.
E dato che intendo far cadere in trappola anche l’orecchio,
aggiungerò qualche onomatopea:
cinguettii e frulli di voli tutt’intorno
e il ronzio incessante delle api ubriache.
Anche il naso e la bocca non sfuggiranno all’inganno:
ecco per loro profumo di zucchero e inebriante dolcezza.
Ma più di tutto voglio ingannare il Tempo
e indurlo a fermarsi qui per un momento
nell’illusione dorata di un eterno settembre.

March 04, 2012

Hino de Santo Antônio


Per le strade drappeggiate di rosso solenne
la processione si snoda come lungo serpente.
Nel profumo stordente dei gigli,
sui muri infuocati d’estate strisciano le voci cantilenanti.
È la festa del Santo: Sant’Antonio di Padova dal bruno saio,
che abitava fra le fronde di un noce,
lui, che con dolce sollecitudine
regge fra le braccia il dio bambino, circonfuso di luce.

Nell’assolata Lisbona di un lontano agosto medioevale,
la grande e aristocratica casa dei Buglioni,
che sorge presso la Cattedrale, è in festa:
è nato il primogenito, il suo nome è Fernando.
Il gomitolo della sua vita comincia a dipanarsi
dall’informe matassa del destino.
Come succede a tutti i gomitoli e a tutte le vite,
si ingarbuglia e si annoda:
decisioni e ripensamenti,
contrattempi e avventure,
complicazioni e contraddizioni,
casualità e coincidenze,
viaggi e incontri,
occasioni perse e opportunità inaspettate,
qualche miracolo... anche questo, si sa, succede in tutte le vite.

Girano le stagioni e si avvolgono una sull’altra:
trentasei estati e il filo si spezza.

March 03, 2012

Blood Down There



La porta è stretta
e il passaggio non è facile.
La scala, rossa come il sangue, è ripida.

Si sale (o si scende?) verso il buio,
scalino per scalino,
a volte con fatica,
a volte con baldanza
o con indifferenza.

Il numero degli scalini è sconosciuto:
la scala può essere molto lunga
o finire all’improvviso...

...e alla fine, ecco di nuovo la stessa porta stretta,
dove è tanto difficile passare...

March 02, 2012

Il Vecchio e il Nuovo






Sembra un grande bastimento
arenato dopo il naufragio
nel mare vasto della pianura,
incrostato di sale, alghe e malinconia.

Eppure tutto questo è stato nuovo:
vivido il rosso delle pareti, degno di una domus pompeiana,
lucido il metallo della grata e ben pulita la vetrata,
splendida la lunga balconata traboccante di fiori.

E tutt’intorno erano nuove e colorate le case
disseminate nella campagna,
e allegre e linde e luminose.

Così gli edifici in rovina dei centri storici,
le case cantoniere, le industrie dismesse,
i locali che un tempo sono stati pieni di vita:
tutto questo è stato nuovo.

Il bel palazzo cinquecentesco,
che allunga la sua mole severa di nudi mattoni
sulla piazza della mia città,
fu variopinto di affreschi
che mille piogge hanno lavato via.

Anche la Piramide fu nuova
e la Sfinge posò intatto il suo mostruoso corpo metamorfico
sulla sabbia ardente di un deserto meno vecchio.

Sull’Acropoli accecante di candido marmo,
integre e perfette, le colonne del Partenone,
incorruttibili e vigorose come dei,
custodirono invano la statua di Atena crisoelefantina.

E nella Roma dei Cesari,
sotto ai velari tesi di un nuovissimo Anfiteatro
rumoreggiava la folla esaltata.

Candidamente nuove erano le Cattedrali gotiche,
colorate di vertiginose vetrate,
svettanti di guglie e ghignanti di mostri.

Elegantemente nuovi furono i palazzi e i portici rinascimentali
nella loro simmetrica armonia.
E meravigliosamente nuove le chiese e le fontane barocche
voluttuose di stupori e illusioni.

Nuovi i teatri neoclassici
con il loro melodrammatico pubblico ottocentesco.
Nuove le stazioni, avveniristici portali
sull’avventurosa rete di binari appena posati.

Nuove le metropolitane,
labirinti ipogei rimbombanti di velocità.
Nuovi gli aeroporti,
le autostrade dagli arditi viadotti,
i tunnel sottomarini,
i grandi fantasmagorici parchi a tema,
le realtà virtuali e...

March 01, 2012

I fiori blu


Le mie case

Ormai sono tante.
Le riconosco da lontano sull’orizzonte della campagna.
Ecco laggiù la casa solitaria
che galleggia sulla grande aia rosa.
E quella su cui l’ombra possente della quercia
è circonfusa dall’oro liquido del sole al tramonto.
Questa è la casa con la porta che dà sulla strada,
nell’altra abita la civetta dagli occhi di topazio.
Ed ecco il grande fienile, alto come una cattedrale.

Passando,
ne accarezzo nel ricordo i particolari noti:
la finestra a lunetta,
il forno,
il ferro di cavallo inchiodato,
la porta murata,
le scritte incomprensibili,
una nicchia vuota che conserva tracce di cera e di fiori,
le travi annerite dal fuoco,
una vecchia tappezzeria,
le falde di un intonaco
tante volte ridipinto quanti sono i colori della vita,
che, scrostandosi, mi ha regalato
un lussureggiante giardino di fiori blu.

Sono le mie case.
Ci ho abitato per pochi minuti,
per un’ora
o per tutta una vita!
Le ho amate
e ho respirato il loro passato.
So com’è il loro cuore e ne conosco il carattere:
allegra o timida,
malinconica o rassegnata,
triste e sconsolata
o magari ribelle e un po’ scontrosa.
Mentre passo, le saluto.
Quasi tutte mi hanno accolto con calore
e mi hanno regalato un po’ dei loro ricordi.
Poche mi hanno respinto, chiuse e impenetrabili,
gelose di troppi segreti...