January 21, 2012

Darby and Joan



Apologia della Casa Rurale

Guardare il cielo stellato significa guardare il Tempo.
Quello che vediamo è il passato, anzi tanti passati quante sono le diverse distanze (misurate in numeri esorbitanti di anni-luce) dei corpi celesti rispetto al nostro occhio, che ne percepisce la luce.

Anche guardare un paesaggio significa guardare il Tempo, un tempo umano,
ben ancorato a questa Terra.
Ecco lì un raccordo autostradale,
una stazione di servizio con self-service e autolavaggio,
tralicci dell’alta tensione,
una distesa di pannelli solari,
i binari dell’alta velocità, la tangenziale, la rotonda... VIA! VIA!... cancelliamo tutto questo!
Villette a schiera coi loro minuscoli giardini che sembrano finti,
edifici costruiti in bioedilizia,
pareti vertiginose di vetri riflettenti e strutture metalliche,
maisonettes e appartamenti sovrapposti in palazzi affittasi-attico-con-finiture-di-pregio.
VIA! VIA!
Borghi ristrutturati, con intonaci dai colori sfacciati.
Capannoni-di-varie-metrature-vendesi...
VIA!
E, per favore, accomodatevi fuori anche voi, case dai muri in mattoni a vista...
...e anche voi, buone case anni ’50
(avvolgibili scrostate e balconi a giorno con le ringhiere arrugginite).

Te sola voglio in questo mio paesaggio,
col tuo grande androne ombroso
e il porticato dove il sole disegna arcate di luce,
il muro del fuoco
e la finestra a lunetta del granaio, che è forse un simbolo astrale,
le mattonelle sconnesse dell’aia
e la vecchia stalla che ancora risuona di caldi muggiti
e lunghe fiabe raccontate nelle sere d’inverno,
e le pareti traforate del fienile, alto come una cattedrale,
col soffitto di legno a capriate e oblique lame di pulviscolo che tagliano l’ombra...
Tutt’intorno a perdita d’occhio
la grande campagna...

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